Alessandro Benetton: “Abbiamo anche bisogno di cambiare per sopravvivere”
Alessandro Benetton presiede ai destini dell’azienda famiglia, creata nel 1965 da suo Padre, sua zia e dai suoi zii
Di padre in figlio dal 1965. Non è sicuro che la massima piaccia all’attuale presidente, Alessandro Benetton, successore del fondatore, il padre Luciano. L’erede ha comunque guadagnato i suoi titoli nobili: studi ad Harvard, un passaggio a Goldman Sachs a Londra, creazione di un fondo di capital-investment, conquista dl un titolo di campione del mondo costruttori automobilistico al tempo in cui presiedeva il team Benetton Formula 1. Secondo lui, è su richiesta della sua famiglia che ha accettato di assumere delle responsabilità operative nel business storico della holding familiare — Edizione è anche azionista di maggioranza di Autogrill. Imprenditore di padre in figlio, Alessandro Benetton vuole comunque avere le mani libere. Benetton ha cosi organizzato un’uscita importante dalla Borsa dl Milano lo scorso anno. A quasi cinquant’anni, la multinazionale è presente in 120 paesi, 6.500 punti vendita e realizza 2 miliardi di euro di fatturato. Oggi, Alessandro intende regalare a Benetton una seconda giovinezza, per quanto ancorata ai propri valori e tradizioni. La sua ultima campagna pubblicitaria firma cosi un ritorno alle origini: ai colori e ai vessilli della diversità.
Alessandro Benetton, si definisce un imprenditore, ma si considera anche un erede
Alessandro Benetton: Tutti ereditiamo delle conoscenze da quelli che ci hanno preceduti, dalla loro cultura e talvolta dalle loro emozioni. Tuttavia non ml sento un erede in senso economico. Come chiunque altro, ho deciso come condurre la mia vita. Ho fatto delle scelte, ad esempio quella di essere un imprenditore. Sono andato controcorrente rispetto alla strada che poteva essere stata tracciata per me. Dopo il mio percorso universitario, ho scelto di lavorare in Goldman Sachs, e non di raggiungere un business della mia famiglia. Dovevo controllare la mia vita, essere un imprenditore di prima generazione. Nel 1992, ho fondato il fondo 21 Investimenti e mi ci sono dedicato al 100%. Se non avessi avuto questo percorso professionale con la sua dose di successi, mai avrei accettato l’invito ricevuto dalla mia famiglia di dirigere l’azienda.
In quanto imprenditore, si sente dunque legittimo?
Alessandro Benetton: Dopo due anni di lavoro in seno all’azienda Benetton, è una questione che non si pone più. Sono divenuto presidente nell’aprile 2012 ed è una nuova fase che si apre. Lo vivo naturalmente, quasi come si trattasse di un altro investimento di “private equity”. Non ho mai scelto la facilità. A venticinque anni ho deciso di camminare da solo, ho fondato delle aziende. Faccio sempre ciò che mi sembra giusto e mi conviene
Quali sono secondo lei le qualità indispensabili ad un Imprenditore, soprattutto quelle che ricerca quando fa un investimento?
Alessandro Benetton: Il coraggio. Un imprenditore deve fare delle scelte in discontinuità, cioè affrontare i progetti forse in modo meno logico, pensare “fuori dagli schemi”. Un imprenditore deve anche sapere che a volte è da solo davanti ad una decisione. Deve sopportare la pressione, e guardare verso il futuro. Ha anche bisogno di tenacia, determinazione e di una visione. Infine, per me, e forse è Ia prima delle qualità, l’imprenditore deve avere la capacità di giocare in squadra. Dal mio arrivo in Benetton, ho investito molto sul lavoro in team. È anche una delle ragioni del successo di 21 Investimenti. Certo, dovete fare delle scelte da soli, ma II vostro team deve credere nelle scelte che fate. Personalmente, cerco sempre di lavorare con personalità molto forti, persone che hanno bisogno di essere convinte. Le critiche che possono esprimere rafforzano lo spinto di squadra e provano l’interesse delle vostre idee se siete riusciti a convincerli.
Che tipi di imprese attirano la vostra attenzione di investitore?
Alessandro Benetton: Quelle con un modello economico contemporaneo, e una forma di organizzazione in linea con il mercato. I modelli economici performanti devono appoggiarsi su ciò che è più di punta su un mercato, e apportare una differenza, qualcosa di unico. O meglio si tratta di aggregare delle opportunità di mercato in modo da creare una rottura, di creare valore attraverso la discontinuità e II cambiamento.
E lo mette in pratica?
Alessandro Benetton: Da undici anni, il mercato delle mode è molto cambiato. La “fast-fashion ha imposto una rotazione più veloce dei prodotti. È una concezione molto diversa dl ciò che è il consumo. Anche se ciò non corrisponde ai nostri valori, alla nostra tradizione, vi ci siamo adattati. Benetton conosce il successo dì cinquant’ anni, e conserva delle forze innegabili. Ma il mondo è cambiato, il mondo cambia, e noi abbiamo bisogno di cambiare per sopravvivere.
Alessandro Benetton, può dare degli esempi dl questi cambiamenti?
Alessandro Benetton: In Italia, abbiamo circa 2.000 punti vendita. Siamo presenti nella più piccola città, e persino nei paesi, perché dieci anni fa si andava nella grande città a fare shopping forse una volta al mese. Oggi, persino l’adolescente di un paese va regolarmente a Londra. E si può acquistare tutto quello che si vuole su Internet. Il nostro modello economico dunque non è più così competitivo. Nel nostro mestiere, sotto l’effetto delle nuove tecnologie, soprattutto dei social network, la distanza tra lo stilista e consumatore finale si è molto accorciata. La velocità di rotazione dei prodotti si è accelerata. Inoltre, per il rilancio in Italia dei nostri negozi Playlife, abbiamo attuato queste nuove idee: collezioni più frequenti, molti accessori, dal “multibrand” alla differenza di Benetton, atmosfere gradevoli per accogliere il consumatore quasi come in una casa… i risultati sono incoraggianti.
Come molte aziende, cercate la crescita fuori Europa, non è una fuga?
Alessandro Benetton: Noi, imprenditori, stiamo attraversando senza alcun dubbio la più grave crisi economica dalla Seconda Guerra Mondiale. La soluzione per ritrovare la crescita in Italia o in Spagna, è fare un passo in avanti nell’idea di Europa, e aiutare le aziende ad essere più competitive. Un paese nel quale un terzo dei giovani è disoccupato è un paese che invecchia. Lo dico spesso: bisogna approfittare di ogni occasione per cambiare. Forse dobbiamo avere un’altra concezione del benessere, non credere più che la ricchezza significa sempre più consumo. Non si troveranno delle risposte a questa crisi se si immagina che ciascuno debba consumare ancora di più. Forse abbiamo bisogno di altre unità di misura della ricchezza: l’educazione dei giovani, la qualità dell’ambiente?
Pensa che attualmente sia più difficile essere imprenditori?
Alessandro Benetton: Oggi è molto difficile creare. Ma non ci sono soluzioni già fatte. Consiglio sempre di moltiplicare le esperienze e continuare a lottare per le proprie idee. Viviamo un periodo in cui, per la prima volta nella storia, i genitori non possono più consigliare ai loro figli dove andare… Ma oggi per un genitore ci sono senz’altro meno rischi nel cercare semplicemente, di fare qualcosa che nel non fare niente
FONTE: Les Echos
AUTORE: Yves Vilagines