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Auro Palomba: “Piazza Affari in zona rischio”

Il comitato direttivo degli agenti di cambio della Borsa di Milano comunica che allo stato attuale non risultano esserci problemi per quanto riguarda il regolare svolgimento delle prossime liquidazioni mensili». Vorrebbe essere una smentita, ma in realtà è una conferma quella venuta dopo una riunione straordinaria del comitato, che si è tenuta ieri pomeriggio. Conferma che il mercato azionario vive un momento molto particolare, in bilico fra la paura e la rassegnazione. Gli agenti di cambio ormai non fanno più segreto del fatto che alcuni fra loro sono in posizione difficile. Ispezioni della Consob sono in corso in alcuni studi professionali, e altre ne verranno. In questo momento l’agente più chiacchierato è Claudio Capelli, membro del comitato direttivo e marito della professoressa Anna Filippini, altro agente di cambio, a sua volta membro della deputazione di Borsa. Come dire un nome “eccellente”, su cui si è mossa la Consob dopo avere ricevuto un esposto da pane di un cliente dello studio Capelli, che operava presso un borsino a Rimini. Stretto dalle necessità, Capelli ha dovuto operare vendite forzate nei giorni scorsi in Borsa, in particolare sui titoli del gruppo Romagnoli (ancora ieri le Acqua Marcia hanno perso il 6% abbondante). Fra i titoli venduti, dicono in Borsa, ci sarebbero anche quelli dei clienti. A salvare l’agente di cambio sarebbe dunque intervenuta una cordata di banche e finanziarie, che è riuscita a ricomporre momentaneamente la situazione.

Capelli se la sarebbe cavata con un assegno di 46 milioni relativo alla liquidazione di ottobre, mentre ieri mattina ha dichiarato di essere tranquillo per quella di novembre. Capelli non ha partecipalo alla riunione di ieri, occupato in studio con gli ispettori della Consob. La vicenda Capelli, che in Borsa viene commentata da corbeille a corbeille, non dovrebbe avere ricadute sul futuro del mercato, ma è un sintomo chiaro del malessere della Borsa. La Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, che aveva in programma di costituire una Sim con Anna Filippini, avrebbe intenzione di recedere proprio a causa della situazione critica del marito In questi giorni gli ispettori della Consob stanno analizzando anche i conti dello studio Tanzi, un altro importante studio di cambio milanese. Finora non sono emerse irregolarità, ma l’operazione non si è ancora conclusa. Nel mirino degli uomini di Bruno Pazzi vi sarebbero inoltre altri studi professionali, mentre due commissionarie torinesi avrebbero manifestato difficoltà per chiudere il mese borsistico. Per quanto riguarda i clienti, non dovrebbero esserci grossi rischi. Del “buco” presunto dello studio Capelli (chi dice 20, chi 30 miliardi) solo un decimo sarebbe costituito da debiti con la clientela. Circa 10 miliardi sarebbero dovuti a un grosso procuratore dello studio, e il resto andrebbe verso investitori “privilegiati”. Il mercato potrebbe quindi tirare un sospiro di sollievo, anche se la nuova liquidazione si aprirebbe a rischio.

La Borsa, con il calo di ieri, è scesa in pratica ai livelli di inizio anno (il Mib quota 1.009 punti), e gli operatori lavorano da mesi in perdita. Il bilancio di fine anno verrà fatto sulla gestione dei tassi (cosa peraltro non ammessa dalla legge) piuttosto che dalle provvigioni, come normalmente dovrebbe essere per degli agenti di cambio. La categoria paga in questo momento grosse colpe storiche. Per conquistare clienti, gli studi hanno praticato sconti sulle commissioni ai client, e hanno concesso alle banche un tasso di intermediazione inferiore all’1%. Ora che il mercato va male, e che l’attività rimane costantemente sotto i 100 miliardi di controvalore giornalieri, i nodi vengono al pettine. Il clima che si respira a Piazza Affari è di forte paura. Se in qualche modo da qui a fine anno “saltassero” più agenti di cambio, la ripercussione sulla categoria sarebbe fortissima, e le vendite forzate spingerebbero ancora verso il basso una Borsa già debolissima. Dal punto di vista psicologico è difficile convincere i risparmiatori a investire in Borsa, e l’introduzione di una tassa sui capitail gain ha fatto il resto. Il ministro Formica non ha fra l’altro neanche ottenuto lo scopo previsto. Il gettito a fine anno do­vrebbe infatti aggirarsi intorno ai 100 miliardi di lire, circa un quinto della quantità prevista.

FONTE: Il Messaggero
AUTORE: Auro Palomba

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