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Auro Palomba: “In Borsa rispunta la fiducia”

Le smentite dell’Avvocato non sono servite a niente. In Borsa il titolo Fiat continua a correre imperterrito, sotto un volume di scambi da altra epoca. Ieri, già in chiusura, c quindi alle prime battute di una lunga seduta, le Fiat hanno guadagnato il 7,1%, e il movimento al rialzo non si è esaurito 11. Nel dopo listino la quotazione è salita da 4.391 fino a 4.500 lire, scendendo di poco, a 4.460, solo al termine della giornata. Complessivamente il recupero è dunque vicino al 10%. Tutto questo nella giornata dei riporti, tecnicamente non propensa ai grandi progressi. L’euforia sulla Fiat ha condizionato l’intero listino. Il Mib, che alle 11.30 guadagnava il 4,8%, è un po’ arretrato nelle ultime battute, fino a chiudere a quota 799, in rialzo del 2,7%. Ma cosa è successo? È accaduto che in Borsa sono convinti che a Corso Marconi qualcosa stia bollendo in pentola. I ben informati danno per certo un accordo con la Toyota, anche se magari non una cessione, solo una joint- venture. E allora il tamtam di Radio Borsa consiglia acquisti, anche se i tassi dei riporti non accennano a diminuire, e se la giornata di ieri non era tecnicamente propizia alle compere. E la Fiat sta tirando su tutto il gruppo Agnelli, con benefici anche per Montedison, banche e assicurazioni. È una festa del tutto inattesa che dovrebbe continuare almeno oggi, e che riallunga le sedute fino a pomeriggio inoltrato, come non succedeva da tempo. Che poi non ci siano elementi tangibili che facciano credere in un pronto accordo Fiat- Toyota fa niente. Che l’agenzia di rating americana Moody’s sia pronta a declassare l’affidabilità del gruppo torinese non importa a nessuno. La Borsa ha bisogno di fiducia, e il momento è favorevole anche per gli investitori esteri, che stanno tornando su Piazza Affari grazie alla debolezza della lira che ha reso conveniente qualsiasi titolo di azienda italiana. È dunque solo una questione di “naso”, suffragata unicamente da due fatti: appunto il ritorno degli investitori esteri, si dice anche giapponesi, e dall’altro lato l’assenza dal mercato proprio della Fiat, che ha persino interrotto il suo buy back, ovvero il riacquisto di azioni proprie, per non incorrere, dicono i ben informati, nel reato di insider trading. Se un accordo fosse prossimo, infatti, la Fiat potrebbe cadere nelle maglie della nuova legge che punisce lo sfruttamento di notizie riservate. È un po’ poco, ma evidentemente basta a questa Borsa che ha bisogno di ottimismo come del pane, e che non ne poteva più di scendere. Bisogna inoltre considerare che lo “scoperto” sul titolo è altissimo: 12 milioni di pezzi, e questo potrebbe portare ad altri acquisti nella prossima liquidazione. Un segnale importante, in attesa di vedere come comincerà oggi il mese di novembre, tradizionalmente negativo, viene dal Comit. L’indice di Borsa della Commerciale ha ieri risalito la china dei 400 punti, attestandosi a 402, e rompendo così al rialzo la resistenza fissata dagli analisti tecnici a quella quota. È un buon indizio e un buon inizio, soprattutto se fosse suffragato questa mattina da una prova altrettanto convincente, ritenuta dagli operatori molto probabile. Sta intanto montando la polemica sul Ced Borsa, il centro dati della telematica, che anche ieri ha provocato rallentamenti e intoppi nella giornata di Borsa. La seduta sulla “continua” è stata infatti nuovamente prorogata di un’ora, fino alle 14.45, anche a causa del un blocco delle contrattazioni dovuto al numero troppo elevato di sospensioni. Secondo il regolamento attuale, infatti, un titolo viene sospeso quando sale più del 2%, e rinvialo in chiusura. In giornate come quella di ieri in pratica è stato sospeso un terzo del listino, provocando uno spostamento in avanti del termine delle contrattazioni. L’intoppo viene mentre entra nel vivo la polemica sia sul funzionamento sia sull’assetto azionario del Ced. Il presidente dell’Abi, Tancredi Bianchi, ha fatto ieri finalmente chiarezza sul suo pensiero al riguardo. Secondo Bianchi le banche dovrebbero pagare singolarmente la quota al Ced, perché i diversi istituti lo usano in modo e quantità differente, e non è quindi giusto che l’azionista sia l’Abi, che è espressione di tutto il mondo bancario. Bianchi ha anche detto che il circuito telematico è già sottodimensionato rispetto alle esigenze della Borsa “continua”. Il presidente degli agenti di cambio. Salvatore Giardina, ha invitato le parti a sedersi intorno a un tavolo per risolvere il problema.

FONTE: Il Messaggero
AUTORE: Auro Palomba

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