Auro Palomba: “Agnelli accusa Piazza Affari, è una Roulette”
La Borsa? È una roulette». Questa volta l’Avvocato l’ha detta un po’ grossa, o almeno così la pensano gli agenti di cambio, colpiti in maniera diretta dalle frasi del presidente della Fiat, secondo il quale i titoli del suo gruppo starebbero salendo in questo periodo perché «ogni tanto gli agenti si divertono a raccontare delle cose senza nessuna motivazione». La risposta del presidente nazionale non si è fatta attendere: «La Borsa in ogni paese civile rappresenta l’andamento delle società e dell’intera economia, ha detto Salvatore Giardina, la salute del gruppo Fiat in questo momento è nota a tutti, e non è delle migliori. Non ricordo che nessuno abbia paragonato il mercato azionario a una roulette quando i titoli Fiat valevano 16 mila lire». E per finire, gli agenti «rigettano la paternità di indiscrezioni riportate dalla stampa sul gruppo Fiat e su possibili accordi con case automobilistiche straniere. Anziché attaccare la Borsa, ha concluso Giardina, è necessario in questo momento di-fenderla, per farla diventare, com’è altrove il naturale veicolo di finanziamento delle imprese». Gianni Agnelli era a Mi-lano, in Fiera, per l’inaugurazione della 18° mostra del Bimu, l’esposizione delle macchine utensili. Scocciato dalla continua rincorsa alle indiscrezioni su una joint-venture fra il suo gruppo e la Toyota, il presidente della Fiat ha risposto ironicamente e pesantemente. È stata però l’unica frase negativa della giornata, detta ai giornalisti prima della cerimonia, mentre poi il discorso ufficiale si è riempito di speranze per il futuro. «Oggi come nel 75, quando ero a capo della Confindustria, la situazione è difficile, ha arringato l’Avvocato agli imprenditori del settore, quella volta ce l’abbiamo fatta soprattutto grazie alla fiducia che avevamo in noi stessi. Dobbiamo farcela ancora». E poi, in conclusione: «La fiducia non si dà raccontando storie. Per un anno e mezzo sopravvivremo in apnea. Quando si riaccenderà la luce, però, dovrete avere fatto tanta innovazione e ricerca, per ripartire e tornare sui mercati da conquistatori». In mezzo, un’analisi come sempre lucida della situazione italiana, dalla crisi economica a quella valutaria. Partendo dal presupposto che le «condizioni del contesto interazionale non sono e non saranno facili (la crescita del Pnl nel ’93 e primi sei mesi del ’94 sarà lieve nel mondo e tendente allo zero in Italia)», e tenendo conto che «non possiamo appoggiarci più agli Stati Uniti o alla Germania, ma dobbiamo farcela da soli», Agnelli in-voca «la necessità di prendere decisioni severe: la cura proposta dal governo può essere amara, ma certo non è né evitabile né eccessiva. Non possiamo avere ripensamenti sul- l’obbiettivo fondamentale, che è quello di rientrare a pieno titolo nel sistema monetario europeo e di rafforzare i nostri legami con l’Europa. Se annacquiamo la manovra dovremmo fame un’altra a breve». Secondo il presidente della Fiat non si può infatti prescindere dal trattato di Maastricht: «Abbiamo in questa situazione una certezza: che uno dei pilastri dell’edificio europeo, il grande mercato unico, è ormai un dato di fatto. Ma è anche un punto di partenza: solo un’Europa unita sotto un unico segno monetario può presentarsi al mondo come entità economica e politica forte. Ci vuole la moneta unica, eventualmente anche solo a cinque o addirittura a tre paesi. Considero fuorviante e pericolosa l’opinione di chi oggi comincia a pensare che forse l’Europa non valga il prezzo che stiamo pagando». Ma per entrarvi bisogna risanare il sistema paese, attraverso privatizzazioni e un mercato finanziario ampio e articolato: «E qui si pone, con pressante urgenza, la questione del costo del denaro: tassi di interesse elevati come quelli attuali possono essere una barriera insormontabile per molte imprese che devono acquisire le risorse finanziarie necessarie alla loro crescita e, in taluni casi, alla loro sopravvivenza».
FONTE: Il Messaggero
AUTORE: Auro Palomba