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Cristina Scocchia: l’intervista di “Milano Finanza” al Forum The European House – Ambrosetti 2022

Prosegue il nostro racconto da Cernobbio, dalla 48a edizione del Forum di European House-Ambrosetti. Il nostro focus è anche per capire quello che è il sentiment e la fiducia, alla luce della situazione attuale, del mondo produttivo e delle imprese. Io mi trovo in compagnia di Cristina Scocchia, Amministratore Delegato di Illycaffè. Grazie per essere qui con noi.

Buongiorno, grazie dell’invito.

Vorremmo un po’ una fotografia di quello che è il sentiment della business community riunita qui a Cernobbio. Ambrosetti ha pubblicato il proprio indicatore, di fatto una misura di quello che è il sentiment della business community, che tutto sommato fotografa al momento un trimestre positivo. Ma le prospettive per i prossimi sei mesi invece scendono drasticamente. Condivide questa previsione? È l’aria che tira?

Assolutamente sì. Diciamo che il contesto geopolitico e il contesto macroeconomico non sono rassicuranti, per usare un eufemismo. Quindi è normale che le aziende abbiano preoccupazione per quelli che sono i mesi che ci aspettano. I dati non sono rassicuranti: gli ultimi dati del Cerved ci dicono che in Italia abbiamo circa 100.000 aziende che sono a rischio di default, a rischio di fallimento nei prossimi mesi. Sono soprattutto aziende di piccole e piccolissime dimensioni che si occupano in particolare di servizi, di costruzione e sono soprattutto nel Sud del nostro Paese, che nel loro complesso danno lavoro a 830.000 persone, un numero molto rilevante. A queste aziende poi vanno aggiunte quelle che non hanno per fortuna problematiche di chiusura, ma hanno comunque la necessità di ridurre le produzioni, di mettere persone in cassa integrazione a causa dell’elevato costo dell’energia. Nei primi sette mesi del 2022 le ore di cassa integrazione straordinaria sono aumentate addirittura del 45% e questo è un dato molto preoccupante. Ultimo, ma non ultimo, ad agosto l’inflazione ha raggiunto l’8.4%, un dato che non si vedeva dal 1985. C’è forte preoccupazione che le famiglie debbano comprimere i propri consumi in autunno: questa sarebbe la goccia che fa traboccare il vaso per le aziende, perché stiamo già affrontando la coda post-pandemica, le restrizioni, le difficoltà negli approvvigionamenti, le problematiche del rincaro di tutte le materie prime, energia in primis. Quindi sicuramente la situazione per i prossimi mesi sarà difficile. Detto questo, voglio essere ottimista, ragionevolmente ottimista, perché credo che il nostro Paese abbia attraversato con successo delle crisi grandi tanto quanto quella che ci troviamo ad affrontare oggi. Così come ce l’abbiamo fatta in passato, possiamo farcela anche oggi. Essere pessimisti porta solo ad aumentare i risparmi, che però non sono produttivi. Essere invece ragionevolmente ottimisti e positivi spinge i consumi, che sappiamo essere un volano per la produzione e quindi per i posti di lavoro.

Torneremo sull’aspetto dei consumi perché vogliamo sapere il suo punto di vista. Però prima vorrei chiederle per quanto riguarda il caro energia, perché è veramente in corso una tempesta perfetta, così la possiamo definire. Le chiedo quanto è grave la situazione per il mondo produttivo e se i livelli attuali sono sostenibili o se sono già insostenibili.

La situazione è decisamente difficile. Gli ultimi dati ci dicono che ad agosto addirittura il costo dei beni energetici è aumentato del 45%, le aziende negli ultimi mesi hanno visto crescere il costo complessivo dei beni energetici tra 5 e 10 volte rispetto all’anno scorso. Parlando di Illycaffè, il costo del gas è più che decuplicato e il costo dell’energia è più che raddoppiato. Siamo sicuramente vicini a una soglia di insostenibilità per la manifattura italiana. Ricordiamoci che siamo un Paese manifatturiero, le nostre aziende devono competere non solo con aziende americane che hanno dei costi 7 volte più bassi, ma anche con aziende francesi e spagnole che hanno comunque il prezzo dei beni energetici in qualche modo calmierato. La situazione è complessa e sta per diventare insostenibile. Nel momento in cui i costi diventano insostenibili, le aziende perdono competitività e se le aziende italiane perdono competitività non perdono solo fatturato e profitto ma perdono anche occupazione, posti di lavoro. Quindi è a rischio, senza voler essere drammatici, la tenuta sociale ed economica del nostro Paese. Di nuovo voglio essere ottimista e voglio ricordare a tutti che dobbiamo tenere i nervi saldi: nei primi sei mesi – di certo non facili, anche se erano forse più facili dei sei mesi che abbiamo di fronte – le aziende italiane hanno retto a livello di competitività meglio di quanto non abbiano fatto quelle francesi e tedesche. Abbiamo tutto ciò che ci serve per riuscire ad affrontare questa sfida.

A crescere non sono solo i prezzi dei beni energetici, ma in generale le materie prime. Dunque le voglio chiedere come state affrontando il caro materie prime, se è inevitabile scaricare questo aumento dei costi sui consumatori e se temete a questo punto una frenata nei consumi.

Inizio proprio da quest’ultima domanda: purtroppo sì, temiamo tutti una frenata dei consumi e temiamo e ci aspettiamo che sia particolarmente brutta nel nostro Paese. I dati dell’OSCE ci dicono che nel nostro Paese i salari sono bassi e sono tra i più bassi d’Europa. In controtendenza rispetto agli altri Paesi stanno anche scendendo. Se guardiamo gli ultimi 30 anni abbiamo perso il 2,9% nei nostri stipendi, nei nostri salari. La Spagna, con cui spesso ci paragoniamo, li ha visti invece crescere del 6%, per non parlare di Germania e Francia che hanno visto i salari crescere di oltre il 30%. Quindi è ovvio che in Francia, Spagna e Germania la crescita del PIL e della produttività è stata molto più forte. Però, che sia per la nostra produttività che è stata stagnante, che sia per il fatto che nel nostro Paese la crescita del PIL è stata meno solida rispetto a questi Paesi, comunque tant’è che ci ritroviamo con degli stipendi bassi e in decrescita, con un’inflazione molto alta. È chiaro che il potere d’acquisto delle famiglie sta comunque logorandosi, quindi sì, temiamo che ci siano delle restrizioni e una diminuzione del potere di acquisto delle famiglie. Come lo stiamo affrontando in Illycaffè? Sicuramente come tutte le aziende anche noi stiamo riducendo per quanto possibile tutte le spese discrezionali, stiamo cercando di massimizzare l’efficienza operativa dell’azienda. Però vogliamo soprattutto puntare sulla crescita, crediamo che per uscire da questa tempesta quasi perfetta sia necessario crescere, quindi puntiamo molto sull’espansione nei mercati internazionali, soprattutto Cina e Stati Uniti, sul digitale e sulla sostenibilità. Queste saranno le tre stelle polari che speriamo ci guidino fuori dalla tempesta.

Alla luce di questo contesto particolarmente incerto, lo ha raccontato lei stessa, le chiedo quali sono le richieste del mondo produttivo al nuovo Governo, al Governo che verrà. Tra l’altro non è mai successo che un’edizione del Forum Ambrosetti si collocasse così vicino all’appuntamento con le urne. Immagino che qui la platea di imprenditori, CEO e manager sia alla ricerca di risposte concrete.

Assolutamente sì. Innanzitutto siamo grati al Governo Draghi perché negli ultimi mesi sono stati messi a disposizione delle aziende e delle famiglie quasi 50 miliardi, siamo il secondo Paese europeo che ha investito di più proprio per sostenere imprese e famiglie in questo momento di difficoltà. Ci aspettiamo che, qualunque sia il Governo che esca dalle elezioni, si continui in questa direzione. L’Italia, insieme alla Germania, è il Paese più impattato dalla crisi energetica, in particolare dal gas. A differenza dei tedeschi noi abbiamo un debito pubblico enorme, che restringe molto le possibilità di intervento di qualunque sia il prossimo Governo: dobbiamo tener conto del debito pubblico da un lato e del fatto che, con gli interessi che stanno aumentando, la spesa per pagare gli interessi del debito pubblico continuerà a crescere. Gli spazi di manovra sappiamo che non saranno enormi. Serviranno degli interventi non a pioggia ma focalizzati, mirati ad essere efficaci ma allo stesso tempo efficienti, senza far esplodere il debito pubblico. Ci aspettiamo interventi soprattutto nell’area della riduzione del cuneo fiscale e nel sostegno alle imprese, che devono accedere alla cassa integrazione straordinaria perché devono ridurre la produzione, e comunque crediti d’imposta per le aziende più colpite in quanto più energivore.

Vorrei tornare all’aspetto della crescita. Le vorrei chiedere se guardate ancora a Piazza Affari, a uno sbarco di Illycaffè e una possibile IPO. Le chiedo se è ancora nei vostri obiettivi o semplicemente l’avete ritardato alla luce del contesto di mercato attuale, non sareste gli unici. Com’è la situazione?

Credo che per adesso non ci sia la necessità di rivedere i nostri piani. Abbiamo sempre avuto come obiettivo quello di sbarcare in Borsa nell’arco di Piano, quindi nel quinquennio tra il 2022 e il 2026. C’è tempo per avere un miglioramento delle condizioni geopolitiche e macroeconomiche, quindi per adesso i nostri piani non sono modificati.

Infine vorrei venire a un tema a lei è molto caro, la parità di genere. Vorrei partire da un numero: la partecipazione al lavoro femminile resta ancora molto indietro rispetto a quella maschile, 56,4% contro oltre il 74%. Quali sono le possibili soluzioni? Anche su questo penso al prossimo Governo.

Questo è veramente un tema che mi è molto caro. La partecipazione femminile, il tasso di occupazione femminile è molto basso in Italia, 18 punti più basso di quello maschile. Se guardiamo anche al tasso di occupazione femminile degli altri Paesi europei, abbiamo 14 punti in meno della media europea, un primato non certo invidiabile. Le ragioni sono molte, ma si tratta di un problema che va risolto al più presto. Prima parlavamo del debito pubblico, possiamo parlare anche della spesa ingente che abbiamo per pagare le pensioni: se non abbiamo sufficiente popolazione attiva non riusciamo a ripagare il debito, non riusciamo a pagare le pensioni di chi attivo non è più. Dunque se non vogliamo farlo per una questione etica e morale, cioè il dover dare a tutti pari opportunità, almeno facciamolo per una questione economica. Conviene al Paese avere un tasso di occupazione più alto: se noi aumentassimo il tasso di occupazione femminile di 10 punti, ce lo dice la Banca d’Italia, il nostro PIL crescerebbe addirittura del 7%, molto di più di quanto ci aspettiamo dalle risorse necessarie e benvenute del PNRR. Bisogna agire su più livelli, bisogna agire a livello culturale innanzitutto. Credo che in Italia manchi ancora la limpida consapevolezza che tutti, uomini e donne, hanno lo stesso diritto di realizzarsi professionalmente e senza nessun senso di colpa. Credo poi che dobbiamo fare tanti passi in avanti per dimostrare che anche noi possiamo, come i Paesi nordici, distribuire in maniera più equa i carichi familiari. Oggi il lavoro di cura della casa, dei bambini e degli anziani grava per l’80% sulle spalle delle donne, stiamo parlando di sei ore al giorno, come avere un secondo lavoro. Quando arriverà il nuovo Governo, qualunque sia il Governo che uscirà dalle urne, è importante che aumentino i servizi alle famiglie, abbiamo bisogno di asili nido, di scuole pubbliche a tempo prolungato, abbiamo bisogno di tutti quei servizi socio-educativi che permettono alle famiglie, mamma e papà, di potersi dedicare anche al lavoro e conciliare i due aspetti. Dobbiamo iniziare a lavorare anche per avvicinare di più le ragazze alle materie STEM. Credo che le materie STEM, lo vediamo nei numeri, stiano garantendo dei percorsi di carriera, occupazione e remunerazione più alti rispetto ad altri percorsi. E allora è un peccato che le ragazze e le bambine non siano vicine a queste materie. Guardando la percentuale di laureate, solo 16 ragazze su 100 si laureano in materie STEM, contro il 37% dei ragazzi. Dobbiamo già dalle scuole elementari e dalle scuole medie convincere le ragazze che se hanno una passione per le materie scientifiche non va abbandonata per pregiudizi e stereotipi.

Grazie per essere stata qui con noi Cristina Scocchia, Amministratore Delegato di Illycaffè.

Grazie a voi, buona giornata.

Per visualizzare il video dell’intervista:

https://video.milanofinanza.it/video/forum-ambrosetti-scocchia-illy-aziende-fra-inflazione-e-caro-gas-bfS72SNp8Hib

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