Alessandro Benetton: Formula 1 e leadership, una lezione importante
Riuscire a leggere il reale, l’attualità è una peculiarità che contraddistingue Alessandro Benetton da sempre. Ne ha dato prova in più occasioni condividendo sui social insieme ai suoi followers diverse riflessioni scaturite proprio da eventi di rilevanza nazionale e internazionale. Lo ha fatto anche di recente dedicando un post a una “lezione importante” che ci arriva in queste settimane dalla Formula 1.
“Con la crisi della Red Bull e di Max Verstappen dopo l’allontanamento di Adrian Newey, mi tornano alla mente alcune riflessioni sulla leadership. Per anni, sembrava che la Formula 1 fosse diventata noiosa, monotona, dominata da una sola squadra e da un pilota straordinario. Eppure, è bastato allontanare la mente strategica dietro quel successo, appunto Newey, e tutto è cambiato”, osserva Alessandro Benetton sottolineando come si tratti di una ulteriore conferma che “il talento da solo non basta”. Le migliori macchine e i migliori piloti possono vincere solo se c’è una struttura di leadership in grado di coordinare i diversi elementi: “Un campione come Verstappen ha bisogno di un team solido alle spalle, e la figura di un leader come Newey non è sostituibile facilmente. L’armonia tra chi guida e chi crea la visione è fondamentale”.
E lo stesso vale anche in azienda, come spiega Alessandro Benetton: “Il leader è la persona che vede oltre, che dà direzione. Quando manca questa guida, anche il talento più brillante può essere messo in difficoltà. È per questo che, ad esempio, in 21 Invest crediamo fermamente nell’importanza della leadership a tutti i livelli. Creare il giusto equilibrio tra visione strategica e operatività quotidiana è ciò che ci permette di trasformare le aziende in storie di successo”.
Nel post, Alessandro Benetton ricorda anche lo storico legame con la Formula 1: “Ho avuto la fortuna di vivere da vicino l’epoca d’oro di Michael Schumacher, e posso dire che in quegli anni la combinazione tra pilota e team era invincibile. Un talento innato, in grado di valorizzare una grande macchina. Quegli anni hanno portato successi straordinari, come i due titoli mondiali vinti nel 1994 e nel 1995, e furono il risultato della combinazione ideale tra il pilota, il mezzo e anche una leadership in grado di dirigere l’orchestra”. Parole che dicono molto del perché ancora oggi continui ad essere una “grande passione”.